Introduzione di Alberto Cappi
Prefazione e traduzione di Massimo Bontempelli
Edizione integrale
Grande affresco dell’epoca postnapoleonica e al tempo stesso appassionato romanzo d’amore, Il rosso e il nero, il capolavoro di Stendhal pubblicato nel 1830, inaugura magistralmente la felice stagione del romanzo ottocentesco. La vicenda di Julien Sorel, giovane di umili natali, intelligente, sensibile, esuberante, ambizioso, che cerca di farsi largo tra la mediocrità imperante nella Francia della Restaurazione sfruttando i favori e poi innamorandosi di due donne, è lo specchio di un tempo difficile, di una realtà ostile, di un potere politico ingiusto, di un inarrestabile svilimento morale, di una inaccettabile tirannia dell’opinione pubblica. Il giudizio di Stendhal sui suoi contemporanei emerge in tal modo severo, definitivo, implacabile, anche laddove il suo coerente e vigoroso realismo si arricchisce di una passionalità spontanea, impetuosa, tipicamente romantica.
«Era una donna alta, formosa; era stata la bellezza del paese, come si dice in quelle montagne. Aveva una certa aria di semplicità, e un parigino avrebbe riconosciuto della giovinezza nel suo modo di camminare; quella grazia ingenua, piena di innocenza e di vivacità, avrebbe potuto perfin suggerire idee dolcemente voluttuose.»
Stendhal
pseudonimo di Henri Beyle (Grenoble 1783 - Parigi 1842), partì giovanissimo per Parigi. Visse poi a lungo in Italia finché, nel 1821, tornò a Parigi e iniziò a collaborare con varie riviste. Eletto console a Civitavecchia dopo la rivoluzione del 1830, si dedicò con più libertà alla letteratura. Nel 1841, malato e stanco, chiese un congedo e tornò a Parigi, dove continuò a lavorare fino al giorno della sua morte, avvenuta nel marzo 1842.