Corrotto, sovversivo, assetato di potere. È Publio Clodio Pulcro. Nelle pagine di Luca Fezzi, la realtà storica depurata dalla faziosità del ritratto siglato dal nemico Cicerone.Publio Clodio Pulcro (93-52 a.C.) nasce da una famiglia di antichissima nobiltà. Fratello (e forse amante) della spregiudicata Clodia, la Lesbia cantata da Catullo, sin dagli inizi della carriera politica si rende protagonista di gravi scandali, uscendone miracolosamente indenne. Nel 60 a.C. abiura le proprie origini patrizie divenendo plebeo; due anni dopo si fa eleggere tribuno e inizia una folgorante ascesa politica sorretto dal favore del popolo. Spregiudicato e audace, gestisce un potere inedito e lo fa in modo particolarmente radicale e violento: combatte i suoi nemici con le bande armate di piazza, si assicura l'impunità grazie alla connivenza dei triumviri Cesare, Pompeo e Crasso, blinda il proprio successo popolare a colpi di demagogia. Muore per mano dell'avversario Milone, a pochi giorni dalle elezioni alla carica di pretore. Se in vita Clodio non aveva certo goduto di buona fama, dopo la sua scomparsa Cicerone che proprio da lui era stato condannato all'esilio durante gli anni del tribunato si premura di suggellarla delineandone un'immagine di corruzione, ambizione e violenza destinata a tramandarsi ai posteri come proverbiale. In queste pagine Luca Fezzi dipana i molti fili della biografia di Clodio, dalle malefatte giovanili in Oriente e in Gallia sino alla morte violenta, proponendo un ritratto complesso, calato nel tormentato contesto della Roma a tinte forti della fine della Repubblica.
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