Paradossalmente, l'Italia, il paese "che ha la cultura nel suo DNA" è anche quello che è rimasto, in questo campo, aggrappato a vecchi schemi e a concezioni obsolete, prima fra tutte la distinzione netta tra salvaguardia del patrimonio artistico e produzione culturale contemporanea. Lo scrigno in cui conserviamo il patrimonio artistico è però diventato, di fatto, una tomba, che ospita il rimosso della cultura e imprigiona il paese da almeno trent'anni in una condizione di amnesia collettiva e di paralisi creativa, oltre che imprenditoriale e organizzativa. Da questa trappola bisogna uscire: secondo gli autori, innovazione, creatività e produzione culturale sono gli unici elementi in grado di rompere il blocco psicologico che penalizza l'Italia, anche sul versante economico, diventando i fattori propulsivi della ricostruzione identitaria del paese.
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