La legge come norma convenzionale degli uomini o come norma dettata dalla natura; le leggi scritte della città, che Socrate serve fino alla morte, e le leggi "non scritte", superiori e immortali, invocate da Antigone; la tentazione del popolo di ergersi al di sopra della legge in nome di una nuova giustizia; l'apparato delle leggi sacrali soppiantato dal comandamento nuovo dell'amore. A partire da tali nodi e contrasti, quattro interpreti contemporanei dialogano con i testi greci, latini e giudaico-cristiani, riuniti qui in un'antologia che ripercorre alcuni momenti esemplari della riflessione antica sulla legge, dall'Antico Testamento all'Antigone di Sofocle, dalle XII Tavole a S. Paolo, dai Sofisti ai Padri della Chiesa. Universale e individuale, assoluta e storica, inafferrabile e onnipresente. Così è la legge. Esposta a dilemmi, contraddizioni e paradossi, e soprattutto a una domanda: quale il suo fondamento? O, con le parole di Pindaro: come può la legge essere "sovrana" (nomos basileus)?
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