«Isabelle Aubry è una donna forte e fragilissima, che dà alle lacrime, cercando di trattenerle, tutta la dignità e il rispetto che meritano.»
Vanity Fair
«Avevo sei anni. Ricordo che stavo facendo il bagno e che mio padre era con me nella stanza, completamente nudo. Avrebbe continuato a comportarsi in questo modo finché io non arrivai all’età di quattordici anni, trovando il coraggio di parlare. La storia che sto per raccontarvi non è solo mia ma succede ogni giorno a migliaia di bambini, nelle loro case, nel segreto delle loro camerette. Finché questa situazione andrà avanti io non potrò avere pace.»
Ci sono storie talmente terribili da colpire il cuore di chi ha il coraggio di stare ad ascoltare. La storia di Isabelle, per esempio. Una bambina di appena sei anni costretta a subire l’abuso del padre che, protetto dal silenzio, profana il suo corpo e la sua anima. Una storia sporca che si trascina finché, raggiunta l’adolescenza, Isabelle trova il coraggio di ribellarsi e di denunciare il suo violentatore. La galera per il mostro che l’ha messa al mondo, però, non basta a cancellare un male così grande. Anche perché lo stupratore se la cava soltanto con sei anni di prigione. Isabelle cresce ma l’orrore che ha vissuto è sempre dentro di lei. È quell’orrore che, da ragazza, la spinge verso il baratro della prostituzione. Ed è sempre quell’orrore a impedirle di vivere con serenità qualunque relazione sentimentale anche se riesce, con un incredibile forza di volontà, a diventare madre. La prima volta avevo sei anni è un grido di dolore e di vendetta, è un atto di accusa troppo spesso ignorato, è un lamento scarno e feroce al tempo stesso. Un libro sincero, terribile e disperato. Ma necessario. Fondamentale per capire come troppo spesso il lupo cattivo ha il volto insospettabile delle persone che ci sono più care.
Isabelle Aubry
protagonista della terribile storia di pedofilia che racconta in La prima volta avevo sei anni, è oggi presidente dell’Associazione internazionale vittime dell’incesto. Nel 2010 è stata eletta donna dell’anno in Francia.
Vanity Fair
«Avevo sei anni. Ricordo che stavo facendo il bagno e che mio padre era con me nella stanza, completamente nudo. Avrebbe continuato a comportarsi in questo modo finché io non arrivai all’età di quattordici anni, trovando il coraggio di parlare. La storia che sto per raccontarvi non è solo mia ma succede ogni giorno a migliaia di bambini, nelle loro case, nel segreto delle loro camerette. Finché questa situazione andrà avanti io non potrò avere pace.»
Ci sono storie talmente terribili da colpire il cuore di chi ha il coraggio di stare ad ascoltare. La storia di Isabelle, per esempio. Una bambina di appena sei anni costretta a subire l’abuso del padre che, protetto dal silenzio, profana il suo corpo e la sua anima. Una storia sporca che si trascina finché, raggiunta l’adolescenza, Isabelle trova il coraggio di ribellarsi e di denunciare il suo violentatore. La galera per il mostro che l’ha messa al mondo, però, non basta a cancellare un male così grande. Anche perché lo stupratore se la cava soltanto con sei anni di prigione. Isabelle cresce ma l’orrore che ha vissuto è sempre dentro di lei. È quell’orrore che, da ragazza, la spinge verso il baratro della prostituzione. Ed è sempre quell’orrore a impedirle di vivere con serenità qualunque relazione sentimentale anche se riesce, con un incredibile forza di volontà, a diventare madre. La prima volta avevo sei anni è un grido di dolore e di vendetta, è un atto di accusa troppo spesso ignorato, è un lamento scarno e feroce al tempo stesso. Un libro sincero, terribile e disperato. Ma necessario. Fondamentale per capire come troppo spesso il lupo cattivo ha il volto insospettabile delle persone che ci sono più care.
Isabelle Aubry
protagonista della terribile storia di pedofilia che racconta in La prima volta avevo sei anni, è oggi presidente dell’Associazione internazionale vittime dell’incesto. Nel 2010 è stata eletta donna dell’anno in Francia.