Questo libro è la storia di una bambina nata ad Alessandria d'Egitto, dove ha vissuto un'infanzia felice esplorando con sagace curiosità un universo in cui il «vento della Storia» coesisteva con «l'odore di putrefazione, la lebbra che corrode i muri, i fiori selvatici che spuntano alla rinfusa, le risate libere e impertinenti, l'allegro fatalismo»; una bambina che, a differenza delle sue coetanee, amava le battaglie navali e «conosceva a menadito la differenza tra i cannoni da 36 libbre e quelli da 32» – e il cui eroe era Lawrence d'Arabia. Ma è anche la storia di un'avventuriera: quella in cui ha saputo trasformarsi la protagonista dopo essere stata costretta ad abbandonare la luce della sua terra e il profumo del suo mare, lasciandosi alle spalle un Oriente fantasmatico e partendo alla ricerca di un Occidente che lo era almeno altrettanto. Ed è soprattutto la storia di una donna che, soffocando la tentazione vana della nostalgia, ha affrontato a testa alta, come una sfida del destino, le umiliazioni dell'esilio e gli inevitabili rischi che comporta l'essere, sempre e ovunque, la straniera; e che è riuscita, con le sole armi della tenacia e dell'ironia, a diventare, in qualche modo, ciò che sognava di essere: un ammiraglio – e a portare a termine, al pari di Ulisse, il proprio viaggio. Senza tuttavia mai perdere – come ha detto l'autrice stessa in un'intervista – «quella malinconia, tipica dell'esule, che la induce a chiedersi in ogni momento se è davvero al posto giusto».
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