Questa storia va ascritta a quelle invenzioni letterarie che non avranno mai fine. Soprattutto perché legate a quel mondo giovanile dell’avventura che ha sempre affascinato i più giovani. Huck Finn che vediamo insieme nelle avventure di Tom Sawyer ora è solo per quasi tutto il racconto di Mark Twain in un viaggio sul Missouri su una zattera con un negro Jim che vuole liberare. Ma questo è un viaggio che rigenera il monello non scolarizzato, e attraverso il rapporto con la natura estrema, con l’amicizia con il negro che supera in modo non facile ma superlativamente i retaggi culturali retrogradi del razzismo schiavista e fa crescere dentro l’adolescente l’uomo. E ciò avviene prima delle guerre di secessione americane, pensando ai personaggi e al romanzo, prima di Martin Luther King che nasce diciannove anni dopo la morte di Twain. Grande operazione culturale e sociale in un libro di avventure. E’ un capolavoro della formazione, che esalta quel sottile limite tra il bene e il male che l’amore, la fratellanza superano non accettando mai, persino per il malvagio, una fine disumana. Quindi il viaggio è davvero un percorso fantastico e pieno di insidie verso la libertà di se stessi
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