«Con Barbarotti, Nesser ha dato vita a un nuovo personaggio di culto.»
Der Spiegel
«Uno stile alla Simenon. Un Maigret scorbutico e geniale, disincantato e depresso, che si trova a dipanare un groviglio di sangue, segreti e passioni proibite.»
l’Espresso
«Il personaggio creato da Håkan Nesser è già diventato un caso.»
Corriere della Sera
Trentacinque anni dividono la fine inspiegabile di Germund Grooth e Maria Winckler – legati nella vita come nella morte – in fondo a un burrone nei boschi intorno a Kymlinge. Incidente o suicidio? Alcune strane circostanze, però, inducono gli investigatori a pensare che possa trattarsi di omicidio: che cosa si nasconde dietro l’apparente normalità degli «altri», il gruppo degli amici di Germund e Maria fin dai tempi dell’università a Uppsala? Come già in passato, anche oggi la polizia di Kymlinge e il suo malinconico antieroe, l’ispettore di origini italiane Gunnar Barbarotti, brancolano letteralmente nel buio. Affiancato come sempre dalla collega Eva Backman, Barbarotti si vede costretto a scavare nei meandri della mente dei sospettati per far affiorare a poco a poco un segreto orribile che ha lasciato un segno indelebile non solo nella vita delle vittime, ma anche in quella di chi è rimasto. Le mappe interiori dei personaggi si sovrappongono senza fine, disegnando paesaggi imprevedibili e vertiginosi: Dio, il destino, la morte, la colpa sono spesso al centro delle riflessioni dell’ispettore, più dei «crudi fatti» su cui basare le indagini.
Vero e proprio noir filosofico, quest’ultima prova di Håkan Nesser scandaglia ancora più a fondo i recessi della psiche umana, sul filo di una verità dura quanto universale: «la vita e la morte sono sorelle».
«Si chiama Håkan Nesser ed è, potremmo dire, il Camilleri della Svezia.»
Corriere della Sera
«Lo stile di Nesser è lineare ed esplicito, privo di fronzoli, i suoi personaggi risultano credibili perché veri e pieni di acciacchi decisamente umani.»
l’Unità
«Non è tanto la perizia con cui Nesser costruisce la trama gialla ad affascinare, quanto la sua capacità di descrivere la caparbietà e le umanissime esitazioni del commissario. E le atmosfere stemperate di grigio di una Svezia che viene voglia di andare a conoscere.»
Il Sole 24 Ore
Der Spiegel
«Uno stile alla Simenon. Un Maigret scorbutico e geniale, disincantato e depresso, che si trova a dipanare un groviglio di sangue, segreti e passioni proibite.»
l’Espresso
«Il personaggio creato da Håkan Nesser è già diventato un caso.»
Corriere della Sera
Trentacinque anni dividono la fine inspiegabile di Germund Grooth e Maria Winckler – legati nella vita come nella morte – in fondo a un burrone nei boschi intorno a Kymlinge. Incidente o suicidio? Alcune strane circostanze, però, inducono gli investigatori a pensare che possa trattarsi di omicidio: che cosa si nasconde dietro l’apparente normalità degli «altri», il gruppo degli amici di Germund e Maria fin dai tempi dell’università a Uppsala? Come già in passato, anche oggi la polizia di Kymlinge e il suo malinconico antieroe, l’ispettore di origini italiane Gunnar Barbarotti, brancolano letteralmente nel buio. Affiancato come sempre dalla collega Eva Backman, Barbarotti si vede costretto a scavare nei meandri della mente dei sospettati per far affiorare a poco a poco un segreto orribile che ha lasciato un segno indelebile non solo nella vita delle vittime, ma anche in quella di chi è rimasto. Le mappe interiori dei personaggi si sovrappongono senza fine, disegnando paesaggi imprevedibili e vertiginosi: Dio, il destino, la morte, la colpa sono spesso al centro delle riflessioni dell’ispettore, più dei «crudi fatti» su cui basare le indagini.
Vero e proprio noir filosofico, quest’ultima prova di Håkan Nesser scandaglia ancora più a fondo i recessi della psiche umana, sul filo di una verità dura quanto universale: «la vita e la morte sono sorelle».
«Si chiama Håkan Nesser ed è, potremmo dire, il Camilleri della Svezia.»
Corriere della Sera
«Lo stile di Nesser è lineare ed esplicito, privo di fronzoli, i suoi personaggi risultano credibili perché veri e pieni di acciacchi decisamente umani.»
l’Unità
«Non è tanto la perizia con cui Nesser costruisce la trama gialla ad affascinare, quanto la sua capacità di descrivere la caparbietà e le umanissime esitazioni del commissario. E le atmosfere stemperate di grigio di una Svezia che viene voglia di andare a conoscere.»
Il Sole 24 Ore