La beata Angela non sapeva scrivere, tanto meno conosceva il latino. Si esprimeva in «volgare», cioè in un misto di italiano e di dialetto umbro. Eppure è in latino parte dei manoscritti che contengono la sua storia, dettata da lei stessa a un frate. Seduti in chiesa, tra i sospetti dei frati minori, Angela dettava, e il suo confessore e parente frate A. (probabilmente Arnaldo) traduceva tutto in latino e annotava. Nel «Memoriale» Angela da Foligno racconta i trenta passi di quel difficile cammino interiore che la condusse a una dedizione totale, esclusiva, atroce, all'amore per Cristo. Non si tratta di descrizioni qualunque, in esse vi sono parole tanto forti, metafore tanto ardite quali nemmeno lo scrittore più geniale, nemmeno uno Shakespeare, avrebbe saputo inventare. Per esempio nel descrivere la più nera disperazione in cui cade in assenza di Dio, quando Dio le si cela, Angela dice di sentirsi come un' impiccata che penzola dalla forca, con le mani legate dietro la schiena, bendata, senza nessun aiuto intorno, e senza la possibilità di morire. Angela ebbe degli estimatori particolari: Georges Bataille lesse il «Memoriale» tutto d'un fiato, in piedi, sul treno che portava in salvo gli sfollati di Parigi; Pasolini ne fu ispirato per alcuni suoi pezzi teatrali. Nel «Memoriale» colpisce l'incredibile forza che acquista il linguaggio di Angela, la forza dirompente dei suoi sentimenti, da prendere come modello in un mondo che rifiuta grandi passioni e grandi impegni emotivi.
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