Sebastian Bergman è un uomo alla deriva. Ha perso moglie e figlio durante lo tsunami che ha devastato l'arcipelago indiano, ha rinunciato al suo lavoro di psicologo e profiler, ha ripreso la vecchia e mai dimenticata abitudine di portarsi a letto una donna per sera. Quando torna nella cittadina dove è nato, per sistemare e vendere la casa della madre, non immaginerebbe mai di ritrovarsi faccia a faccia con i vecchi colleghi della squadra Omicidi, impegnati a indagare sull'assassinio di un ragazzo di sedici anni, scomparso da casa e ritrovato nelle paludi intorno a Västerås con il cuore asportato. Un'occasione imperdibile per ritrovare se stesso e il gusto della sfida che ne aveva fatto un membro insostituibile della squadra, ma anche un'immersione in un mondo che conosce fin troppo bene, che ha imparato a odiare fin dall'infanzia e con il quale, ora, sarà forse costretto a venire a patti.
«Non era un assassino. Continuava a ripeterselo, trascinando il cadavere del ragazzo lungo il pendio: non sono un assassino.
Gli assassini sono criminali. Persone cattive. L'oscurità ha inghiottito le loro anime, hanno abbracciato le tenebre voltando le spalle alla luce. Invece lui non era cattivo. Anzi.
Non aveva dimostrato l'esatto opposto, ultimamente? Non aveva messo da parte sentimenti e volontà, arrivando addirittura a farsi violenza per il bene altrui? Aveva sempre porto l'altra guancia, ecco cosa aveva fatto.
La sua presenza lí, in quella conca acquitrinosa in mezzo al nulla, con il cadavere del ragazzo, non era una prova ulteriore della sua propensione a fare la cosa giusta? Perché lui doveva fare la cosa giusta. Non avrebbe piú tradito».
***
«Hjorth e Rosenfeldt hanno portato una ventata di novità nel giallo scandinavo, dimostrandosi autori ricchi di immaginazione e di empatia, oltre che padroni del linguaggio di genere. Non si limitano a raccontare - bene - una storia gialla, ma vogliono andare piú a fondo del consueto nella psiche dei personaggi, il che lascia sperare molto bene anche per il futuro».
Mats Palmquist, Borås Tidning
«Non era un assassino. Continuava a ripeterselo, trascinando il cadavere del ragazzo lungo il pendio: non sono un assassino.
Gli assassini sono criminali. Persone cattive. L'oscurità ha inghiottito le loro anime, hanno abbracciato le tenebre voltando le spalle alla luce. Invece lui non era cattivo. Anzi.
Non aveva dimostrato l'esatto opposto, ultimamente? Non aveva messo da parte sentimenti e volontà, arrivando addirittura a farsi violenza per il bene altrui? Aveva sempre porto l'altra guancia, ecco cosa aveva fatto.
La sua presenza lí, in quella conca acquitrinosa in mezzo al nulla, con il cadavere del ragazzo, non era una prova ulteriore della sua propensione a fare la cosa giusta? Perché lui doveva fare la cosa giusta. Non avrebbe piú tradito».
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«Hjorth e Rosenfeldt hanno portato una ventata di novità nel giallo scandinavo, dimostrandosi autori ricchi di immaginazione e di empatia, oltre che padroni del linguaggio di genere. Non si limitano a raccontare - bene - una storia gialla, ma vogliono andare piú a fondo del consueto nella psiche dei personaggi, il che lascia sperare molto bene anche per il futuro».
Mats Palmquist, Borås Tidning