Nel 1508 Guicciardini era un giovane aristocratico fiorentino che, grazie anche a un matrimonio ben combinato, vedeva aprirsi davanti a sé le porte di una brillante carriera politica. Nello stesso anno, egli incominciò a scrivere le Storie fiorentine, la sua prima prova letteraria, già manifestando la stretta connessione tra vita, storia e politica che caratterizzerà i suoi scritti successivi. Per diversi aspetti, quest'opera si rivela come il laboratorio di messa a punto di alcuni elementi centrali del metodo guicciardiniano più maturo: l'utilizzo delle fonti; la ricerca della verità anche quando essa non coincide con l'ideale personale; l'indagine delle cause remote degli avvenimenti; il tratteggio dei grandi protagonisti della storia. Tuttavia, le Storie si discostano dall'opera successiva e si rivelano come opera giovanile – che peraltro rimase sconosciuta fino al XIX secolo – poiché vi si coglie l'utopistica speranza nel rinnovamento politico e morale del governo di Firenze, speranza in netto contrasto con il cupo pessimismo, dovuto anche alle disavventure personali cui l'autore andò incontro nel corso degli anni, che caratterizzerà in seguito la Storia d'Italia.
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